I servizi di mobilità che fanno parte di questo nuovo fenomeno della Sharing mobility sono molti e in continua evoluzione. Nella tabella inserita sotto sono elencati tutti i servizi di mobilità condivisa, tradizionali ed innovativi, e il grado di appartenenza rispetto i cinque fattori caratterizzanti individuati.

 

Vi sono servizi per cui una o più delle caratteristiche qualificanti non sono presenti ed altri in cui questa caratteristica assume pesi diversi che sono stati valutati secondo tre diversi livelli d’intensità: basso, medio e alto. Il livello è basso quando l’elemento è presente ma non gioca un ruolo chiave, alto quando l’elemento è presente e svolge un ruolo abilitante. Il trasporto pubblico – abitualmente utilizzato nelle nostre città per esempio – pur essendo senza dubbio un servizio di mobilità condiviso tra più utenti non è, ad oggi, contraddistinto da nessuno degli altri quattro fattori che caratterizzano la Sharing mobility. Un esempio di tutt’altro segno è rappresentato dal carpooling o il carsharing peer to peer: entrambi i servizi sono condivisi tra utenti e sono pienamente riconducibili a tutti e cinque i fattori qualificanti individuati sopra. Tra questi due casi – che possiamo considerare agli estremi – si situano tutti gli altri servizi di mobilità condivisa. Alcuni servizi a domanda, come il Ridesourging/TNC, quali quelli offerti da Uber e Lyft, o il servizio di E-hail, come per esempio l’App MyTaxy, condividono il ruolo abilitante delle piattaforme, la flessibilità e la scalabilità del servizio ma sono assenti gli elementi di collaborazione tra pari o l’utilizzo delle risorse latenti