Smart working…in progress

Questo è il titolo dell’evento, moderato da Roberto Sposini di LifeGate, dedicato allo smart working e agli impatti che i processi riorganizzativi del lavoro stanno avendo sulla mobilità e la città, penultimo appuntamento all’interno della programmazione di #lessCARS, edizione digitale della 4° Conferenza Nazionale della Sharing Mobility organizzata dall’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility e promossa da Ministero dell’Ambiente, Ministero dei Trasporti e Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

L’emergenza coronavirus e gli obblighi di distanziamento fisico hanno imposto a tante aziende e organizzazioni in tutto il mondo di lasciare i propri dipendenti a casa ripensando i propri processi produttivi e organizzativi. I numeri forniti da Deloitte, che in questo contesto ha creato un punto di osservazione per analizzare i dati e i trend e costruire dei percorsi di adattamento per le aziende, ci dicono che la platea di persone che potrebbero svolgere la loro mansione da remoto in Italia sono oggi 8,2 milioni. Prima dell’emergenza covid-19 solo 570 mila lavoratori in Italia erano abilitati per lavorare in smart working e mediamente con un massimo di 4 giorni al mese. Dall’inizio dell’emergenza il numero di persone che svolgono le loro mansioni a distanza è balzato a 4 milioni, con un possibile aumento fino a 7 milioni nei prossimi mesi. “Affrontare la sfida dello smart working o remote working – spiega Gianluca Di Cicco di Deloitte – significa ripensare completamente le modalità di lavoro. In questo momento stiamo aiutando tante aziende a mettere in campo soluzioni per estendere lo smart working, per creare una maggiore cultura digitale all’interno del proprio gruppo, per dotare la leadership di modelli di gestione adatti, per ampliare gli strumenti digitali digitalizzare i processi.”.

Tantissime aziende italiane si sono trovate così costrette ad accelerare durante il periodo del lockdown un processo già cominciato in precedenza. Una di queste è Nordcom, che attraverso il suo presidente Fabrizio Garavaglia ha illustrato il piano che la sua azienda sta portando avanti da marzo ad oggi. “New ways of working è il nome e il senso del nostro progetto per una diversa organizzazione aziendale. Un progetto che, partendo dalla nostra acquisita esperienza pre COVID e con la massima condivisione con tutta la platea delle risorse di Nordcom, intende progettare una nuova normalità post COVID. Sono tre gli ambiti su cui stiamo ragionando: Work (il lavoro in Nordcom), Workforce (il lavoro insieme) e Workplace (gli spazi di lavoro). Il nostro vuole essere, inoltre, un contributo concreto e innovativo per ripensare la città, i suoi tempi e la sua nuova normalità.”

Un cambiamento di grande portata che comporta importanti effetti sulla mobilità delle persone all’interno delle città e sui soggetti attivi nel mercato dei trasporti, come illustrato da Stefano Brinchi, presidente di Roma Servizi per la Mobilità. “Gli impatti della cosiddetta nuova normalità che vengono registrati in questo momento a Roma sono una riduzione nell’uso del trasporto pubblico da parte dei cittadini del 50% considerando gli ingressi metro. Fattore che comporta un incremento dei costi per l’amministrazione che va a sommarsi alle maggiori spese per la sanificazione e per l’incremento di corse a causa della ridotta capienza dei mezzi. In corrispondenza di questo si registra un incremento nell’uso dei servizi di sharing mobility, in particolare della micromobilità, e un incremento del traffico veicolare tornato nell’ultima settimana di settembre ai livelli pre-covid.”

Per capire però quanto la transizione verso lo smart working che stiamo vivendo porterà effetti positivi in termini di sostenibilità ambientale è necessario migliorare la conoscenza della domanda di mobilità. Questo è quello che sostiene Massimo Ciuffini, coordinatore dell’Osservatorio nazionale della sharing mobility. “Attenzione alla rottura della catena degli spostamenti che potrebbe portare sorprese nel computo finale degli spostamenti giornalieri effettuati dalle persone. Non bisogna confondere – prosegue Massimo Ciuffini – quelle che sono azioni emergenziali dettate dalla necessità di frenare l’epidemia con le effettive innovazioni di medio-lungo periodo. Bisogna prestare attenzione ai passi in avanti determinati da certe decisioni, razionali dal punto di vista aziendale e della produttività del lavoro, ma che necessitano di una sintesi complessiva e multidisciplinare rispetto al nostro modo di vivere nelle città.”

Commentando i dati emersi durante l’evento, Roberto Sposini, Chief mobility editor di LifeGate, ha concluso con un’ultima considerazione. “I risultati emersi dall’interessante dibattito confermano che stiamo vivendo in un’epoca di cambiamento dove le persone, ancor prima delle aziende, cercano di allineare sempre più le proprie scelte quotidiane ai temi del rispetto sociale e ambientale. La mobilità sostenibile sta diventando un modo virtuoso di interpretare la propria quotidianità, uno stile di vita. Per questo – conclude Roberto Sposini – è necessario che la mobilità sia sempre più protagonista di una rivoluzione culturale che, causa l’emergenza, ci chiama a un cambiamento ancora più arduo, ma necessario per il nostro futuro”.

Come sempre, è possibile rivedere la puntata on-demand sulla piattaforma #lessCARS

Le presentazioni:

Remote Working_Deloitte_Gianluca Di Cicco

Smart working Roma_Brinchi_RSM